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La sinagoga di Padova è distrutta da un incendio appiccato da tre fascisti padovani
Durante la notte del 14 maggio 1943 tre fascisti padovani passando per via delle Piazze, oggi la strada adiacente all’ingresso del Museo, gettarono all’interno dell’edificio degli ordigni.
All’epoca gli arredi della Sinagoga erano quasi esclusivamente fatti in legno, come anche il tetto seicentesco, pertanto l’incendio divampò facilmente.
Grazie al pronto intervento dei vigili del fuoco la struttura dell’edificio si salvò. Anche l’Aron HaKodesh della Sinagoga, costituito di marmo, si conservò e con questo anche i rotoli della Torah custoditi al suo interno.
Inizialmente si attribuì la colpa dell’incendio a un cortocircuito del sistema elettrico di riscaldamento della Sinagoga, che era stato da poco sostituito.
Le perizie fatte dalla società assicurativa però dimostrarono come si trattasse invece di un incendio di origine dolosa, appiccato intenzionalmente.
Poco dopo l’incendio per salvare ciò che rimaneva dell’edificio, fu costruito un nuovo tetto in sostituzione del precedente, ma fu presa la decisione di erigere un tetto che scendeva di traverso in diagonale, lasciando così l’Aron HaKodesh protetto solo per metà. Nel 1956 infatti la Comunità ebraica di Padova valutò fosse meglio smontare l’Aron HaKodesh e inviarlo nel neo-stato di Israele, dove oggi si trova.
L’edificio rimase in stato di abbandono fino al 1998, quando fu restaurato, e nel 2015 fu deciso di inaugurare presso questo luogo il Museo della Padova Ebraica.
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