1 Luglio 2019
La tessitura ebraica, che da sempre ha rivestito un ruolo fondamentale nel decoro di case e luoghi di culto ebraici, oggi trova espressione in una mostra originale curata da Dora Liscia Bemporad e Olga Malesecchi. "Tutti i colori dell'Italia ebraica" affronta la storia dell'ebraismo italiano attraverso una lente inedita: grazie alla grande varietà dei motivi e dei tessuti, dove il colore spesso predomina, si riconosce il carattere interculturale e internazionale di questo popolo. L’esposizione intende evidenziare un ebraismo attento non solo alla tradizione, ma anche gioioso, colorato e ricco di simboli.
Sono 140 le opere in mostra, partendo dai tempi antichi per giungere fino alla moda del Novecento e all’imprenditoria tessile moderna. Attraverso di esse, si affrontano temi chiave quali il ruolo della scrittura come motivo decorativo, l’uso dei tessuti nelle sinagoghe, il ricamo come lavoro segreto e il ruolo della donna.
Il Direttore delle Gallerie degli Uffizi di Firenze Eike Schmidt evidenzia come si tratti di “una rassegna di amplissimo respiro, su un tema mai affrontato prima. Il visitatore rimarrà sorpreso dalla varietà e ricchezza degli oggetti esposti, che spaziano dai solenni parati liturgici ai doni diplomatici, dagli abiti ai ricami, dai ritratti al prêt-à-porter e molto altro: sono le fitte, preziose trame del popolo ebraico in Italia”.
Nel percorso in mostra sono presentati alcuni pezzi rarissimi, provenienti da collezioni straniere e da musei italiani, tra i quali il Museo della Padova Ebraica. Tra gli oggetti scelti, il Me'il in velluto broccato di manifattura veneziana datato alla fine XV secolo è tra i più antichi del suo genere. Così come l'originale parokhet ottomano del Cairo risalente al primo quarto del XIV secolo, che ha l'aspetto di un tappeto da preghiera e raffigura un ampio portale sorretto da due colonne. In mostra sono esposti anche la fascia per Sèfer Torah ricamata su lino bianco e la Meghillat Esther, decorata ad inchiostro su pergamena e accompagnata dal foglio delle benedizioni.
L’esposizione termina con un capolavoro assoluto, il merletto lungo otto metri disegnato da Lele Luzzati per il transatlantico Oceanic.
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