Pensiero della settimana

1 Novembre 2019

CON LE PAROLE DI RAV LOCCI

4 Kheshvan 5780 / 2 novembre 2019

Fatti un’arca di legno di cipresso…

Genesi 6:14

Rav Isaac Hutner (1906-1980) durante una conversazione con i suoi allievi più giovani appena entrati nella Yeshivà, disse che insieme a tutti gli studenti della loro generazione, dovevano provare grande gioia per il fatto di stare dentro le mura di una Yeshivà. Molto di più rispetto agli studenti delle generazioni passate. Per far capire meglio il suo pensiero, fece un esempio: se ad una persona venisse detto che se non mangia cibi pregiati morirà di fame, capiremmo subito che questa è una esagerazione. Cibi prelibati e fame sono due estremità distanti l’una dall’altra come lo sono oriente e occidente. Tuttavia, nella Torà questa similitudine si trova ed è quasi usuale. “State in guardia affinché il vostro cuore non si lasci sedurre cosicché vi allontanerete e servirete altre divinità e vi prostrerete davanti a loro (Deuteronomio 11:16)”. Rabbì Shelomò Ytzchaqy (Rashy 1040-1105) spiega da cosa “vi allontanerete così da servire altre divinità”: dallo studio della Torà. Da questo commento Rav Hutner si basa per dire che “lo studio della Torà” rappresenta “i cibi pregiati” e quando ci neghiamo quel “cibo” arriveremo a “servire altre divinità” cioè giungeremo ad “una morte per fame" nella spiritualità”.

C’è un principio generale che afferma che l’animo umano non sopporta la dimensione della mancanza, del vuoto. Di conseguenza se restiamo vuoti di Torà ci mettiamo nella condizione di riempirci di altro, anche di idolatria. Questo è il senso del versetto del Deuteronomio citato, concetto valido per ogni individuo in ogni tempo.

Nella Torà si racconta di due tipi di costruzione: l’Arca (di Noè) e il Tabernacolo, il tempio portatile del deserto. L’Arca si costruisce quando c’è bisogno di protezione impermeabile, quando tutto intorno c’è una situazione di “diluvio” distruttivo per tutto e tutti. Il Tabernacolo si edifica quando c’è bisogno di un luogo speciale di santità, quando tutto intorno c’è rettitudine e morale.
Rav Hutner, con il suo discorso ai giovani allievi, testimonia un momento di cambiamento: prima le Yeshivot erano come il Tabernacolo del deserto, un luogo di santità circondato da un mondo stabile moralmente. Ora che il mondo non è più stabile moralmente, le Yeshivot devo essere come l’Arca che ci protegge e salva dal diluvio.

Questo principio vale a maggior ragione per noi oggi: le nostre Comunità devono essere considerate come le Yeshivot di Rav Hutner, luoghi in cui gli ebrei si riconoscano e possano attingere quel cibo necessario a sentirsi sazi e pieni così da non correre il pericolo di essere affamati davanti ad altri cibi che non saziano e che riempiendoci, mettono a rischio il nostro futuro, individuale e collettivo.

Shavua Tov!